Questa sera è andata in onda su DMAX la prima puntata della serie “Le magie della mente” di Keith Barry. Il mentalista inglese ha incentrato la narrativa sulla possibilità di aiutare le forze dell’ordine con le sue doti mentali: distinguere una testimonianza vera da una falsa, individuare chi nasconde un’arma, influenzare la mente di chi disegna un identikit… Il suo modello è affrontato nelle pagine di Te lo leggo nella mente dove cito l’articolo di Marcello Truzzi “Sherlock Holmes: psicologo sociale applicato”.
Il sociologo faceva notare che le abilità del detective di Conan Doyle erano impressionanti ma credibili: i lettori si convincevano che le sue imprese fossero possibili per chi avesse studiato diligentemente il suo “metodo”. Nel crearne la mitologia, il suo creatore ne sottolineò la capacità di usare la razionalità ai massimi livelli, applicandola alla soluzione delle situazioni problematiche della vita quotidiana. Le capacità deduttive di Sherlock Holmes erano al contempo meravigliose e ragionevoli, e i racconti talmente verosimili che alcuni lettori erano convinti della sua reale esistenza.
Keith Barry sfrutta meccanismi comunicativi simili, citando in modo disinvolto nozioni di PNL, lettura dei segnali del corpo e psicologia spicciola, e collocando il tutto nel contesto dell’indagine poliziesca. Dimostrando come, a oltre un secolo dalla sua nascita, la figura di Sherlock Holmes resti un modello perfetto per il mentalista moderno.
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