Si chiamava Cesare Acerboni e dirigeva una storica tipografia veneziana, a un passo da piazza San Marco. Appassionato di scienza e meccanica, pubblicò otto libri tecnici dedicati a motori elettrici, batterie e dinamo.

Lo Stabilimento Cesare Acerboni sorgeva in Ponte Cavaletto 96, Venezia.

Sulla copertina di ogni libro il signor Acerboni usava pseudonimi ottenuti anagrammando il suo cognome: E. Norbaci, C. Rebianco, O. Caberni, E.C. Baroni, I. Baconer, C. Inobreca, E. Bornica e N. Aborcei.

Si interessava anche di mentalismo, e nel 1902 gli dedicò un libro, firmandosi con un improponibile O. Ben-Raci. Le amenità della scienza aveva come sottotitolo:

Rivelazione illustrata dei metodi usati per la divinazione, per la lettura del pensiero e pei trucchi del grande illusionismo.

In una cavalcata tra sonnambule, indovini da teatro, calcolatori prodigio e medium, l’autore cercava di fornire una mappa per consentire al lettore di classificare ciascuna manifestazione

nel casellario che le spetta e che reca titoli diversi per ogni categoria di trovate: illusionismo, scienza, truffa, prestigio ecc. (1) 

Raccontando i metodi di costoro, Acerboni offre uno spaccato curioso del mentalismo italiano di inizio secolo. Effetti di psicocinesi si ottenevano gonfiando

pere di gomma che unite ad un tubetto gonfiano a distanza una vescichetta colla quale si fanno ondeggiare i lontani vasi di fiori, i quadri ecc. (2) 

Un comune teschio poteva essere animato

da una funicella tirata da un compare nascosto dietro la scena o sotto il palcoscenico. (3) 

Il gioco più bello è quello in cui un illusionista era in grado di materializzare un oggetto semplicemente disegnandolo, come dimostrava di saper fare con un chiodo:

La ricchezza di un illusionista dipese da questo giuoco. Egli, strettamente sorvegliato da vicino dal pubblico, dipingeva sopra una assicella (che teneva verticalmente in mano) un chiodo... ed a quel chiodo appendeva una chiave. Il miracolo avveniva grazie ad una sottile ma energica calamita preventivamente incastrata nella tavola... di aspetto così verginale. (4) 

Il libro è mal scritto, poco organizzato e trasuda rancore nei confronti dei “gabbapopolo”, ma resta una testimonianza preziosa del clima culturale del mentalismo italiano del primo Novecento.


Note

1. O. Ben-Raci (Cesare Acerboni), Le amenità della scienza, Stabilimento Cesare Acerboni, Venezia 1902, p. 3.

2. Acerboni, op. cit., p. 95.

3. Acerboni, op. cit., p. 6.

4. Acerboni, op. cit., p. 1.

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