Un intricato rompicapo. Così Jim Givens descriveva il suo lavoro. Capo della squadra investigativa casi irrisolti di Phoenix, il sergente amava la metafora del gioco: “Un’indagine per omicidio è come fare un puzzle di migliaia di pezzi avendone soltanto alcuni: cento, centocinquanta. Se sono i pezzi sbagliati, se per esempio sono quelli del contorno o di un angolino, sei perduto. L’indagine su un caso irrisolto è come mettere insieme quel puzzle in una stanza buia”.
Nei gialli, la parentela tra le indagini e l’enigmistica è ancora più evidente. Van Dine scriveva che il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale, e Chesterton riteneva che fosse una sfida lanciata dall’autore al lettore. Il detective Ellery Queen portava all’eccesso la metafora: “Il mio lavoro è fatto non con esseri umani, ma con simboli. Mi sono sempre rifiutato di cogliere l’aspetto umano del problema, lo tratto solo come una questione di matematica”.
Questo libro è un viaggio attraverso il curioso intreccio tra crimini, numeri e giochi.
I primi ad associarli furono i matematici che crearono la “teoria dei giochi”, una disciplina che studia le situazioni di conflitto tra guardie e ladri, governi e terroristi, azionisti, aziende concorrenti o nazioni in guerra. Questi matematici intendono la parola “gioco” in maniera del tutto astratta: in ogni situazione analizzata c’è qualcosa in palio, una serie di contendenti e alcune regole da seguire. Decontestualizzando i soggetti coinvolti, anche l’indagine investigativa può essere descritta come un (drammatico) gioco tra detective e criminali. Per la loro capacità di manipolare simboli, spazi e relazioni, i matematici sono da tempo coinvolti nelle indagini, accanto agli esperti delle altre discipline scientifico-forensi. E non a caso la parola “soluzione” si applica ai crimini, agli indovinelli e ai problemi di matematica: in tutti e tre i casi si raggiunge attraverso il perfetto concatenamento logico di tutti gli indizi a disposizione.
In queste pagine, non soltanto prenderemo in esame molte tecniche matematiche usate in ambito criminologico: arriveremo ad analizzarne i fondamenti, riconoscendovi idee e concetti tipici del mondo dei giochi da tavolo, degli enigmi matematici e delle griglie logiche. Per trovare i serial killer il profiling geografico usa la metrica delle scacchiere e la retroanalisi. Macchie di sangue, proiettili e palline da golf seguono traiettorie descritte dalle equazioni. La macchina della verità solleva problemi logici tipici della celebre “isola dei cavalieri e dei furfanti”. Ma la trattazione non sarà soltanto teorica: ogni tecnica verrà descritta a partire da fatti di sangue realmente accaduti. Solo così sarà possibile riconoscere meriti e limiti della matematica investigativa. Essa, infatti, vive su un pericoloso confine: quello tra l’ordine della natura e l’imprevedibilità della mente criminale.
Affronteremo il percorso delle indagini nelle sue varie fasi. Il capitolo 1 è dedicato ai metodi per trovare i criminali attraverso il profiling geografico.
Nel capitolo 2 affronteremo il problema della loro identificazione attraverso caratteristiche biometriche, impronte digitali e genetiche; approfondiremo quindi il ruolo dei computer, del data mining e dei metodi statistici nella lotta contro il crimine.
Il capitolo 3 è dedicato alla scena del delitto e allo studio matematico delle tracce ritrovate: descriverò la bloodstain pattern analysis, gli studi balistici e l’analisi del cadavere per scoprire ora e modalità della morte.
Il capitolo 4 si concentra sul processo, sul ruolo dei numeri durante le deposizioni in tribunale e sull’efficacia della macchina della verità.
L’ultimo capitolo è interamente dedicato al lato oscuro della matematica: prendendo spunto dalla crisi del giallo classico e dalla rivoluzione hard boiled, ci addentreremo nei meandri dei casi ancora irrisolti, arrivando ai confini tra realtà, leggenda e fantascienza. Per rispondere alla domanda più inquietante: i numeri possono uccidere?
—Mariano Tomatis