EL 1607 Andrea Ghisi, un nobile veneziano, pubblica un curioso libro intitolato Il laberinto del Signor Andrea Ghisi nel qual si contiene una tessitura di due mila ducento sessanta Figure, che aprendolo tre volte, con facilità si può saper qual figura si sia immaginata. Il libro si apre con una dedica al principe di Mantova, Francesco Gonzaga (1586-1612), figlio primogenito di Vincenzo Gonzaga e Eleonora de Medici; Francesco diverrà, per dieci mesi, Duca di Mantova e Monferrato alla morte del padre nel 1612. In tale dedica l'autore descrive la sua opera come un “esercizio dell'ozio”: una attività ricreativa come lo sport, senza alcuno scopo pratico, utile soltanto per recuperare le energie e dare ristoro al corpo e allo spirito.
Nel 1610 l'editore londinese Thomas Purfoot lo dà alle stampe in traduzione inglese con il titolo Wits Laberyhth or, the Exercise of Idlenesse containing an artificiall texture of two thousand two hundred and sixtie figures, so placed and disposed, as by the helpe of a briefe Direction for that purpose, you may tell which of them any man thinketh.
Nel 1616 il libro viene ristampato presso la tipografia di Evangelista Deuchino a Venezia con il titolo Laberinto dato novamente in luce dal Clarissimo Signor Andrea Ghisi, nobile veneto, nel quale si vede MCCLX figure, quali sono tutte pronte al servitio con la sua obbedienza, & corrispondenza, che parlano l'una all'altra. La nuova edizione riporta una diversa dedica, datata 24 giugno 1616 e rivolta al Doge di Venezia, Giovanni Bembo (1543-1618). In questa nuova dedica Andrea Ghisi sottolinea la sofisticata struttura del libro, che non concede nulla alla fortuna e alla sorte, perché nelle sue pagine “tutto viene dall'ingegno”; ciò si può dire anche delle imprese belliche del Doge, il cui successo è dovuto più al valore militare che al caso.
Il libro può essere usato per indovinare, attraverso tre domande successive, quale figura stia pensando una persona, e si compone di 21 tavole, una per ciascuna lettera dell'alfabeto italiano, ognuna delle quali copre due pagine. Ogni tavola presenta le stesse 60 immagini, mescolate in modi sempre diversi, suddivise in quattro riquadri di 15 figure ciascuno.
Le tre edizioni presentano immagini leggermente diverse, ma il principio alla base del gioco è il medesimo. Lo studio riportato in queste pagine si concentra sull'edizione inglese di Thomas Purfoot, ampliata rispetto all'originale del 1607.
—Mariano Tomatis