Se è facile trovare in commercio (ma anche gratuitamente, su Internet) la spiegazione dei giochi di prestigio, è più raro imbattersi nel racconto di come gli stessi siano nati, quale processo creativo li abbia portati alla luce e in che modo si sono sviluppati: anche a essere disposte a pagarli oro, è spesso impossibile accedere a queste informazioni, che restano in forma confusa nei ricordi di chi ha inventato un gioco e vengono raramente trascritte o raccontate - un po’ per la difficoltà a verbalizzare un percorso creativo, un po’ per il timore che possano essere di poco interesse.
Si tratta, al contrario, di dettagli che possono avere grande importanza pratica, perché offrono un punto di vista sulla materia variegato e multiforme, suggerendo percorsi alternativi e fornendo spunti originali per risolvere problemi simili in ambiti completamente diversi. Vista da una prospettiva storica, l’evoluzione di molti giochi di prestigio rivela la necessità di risolvere problemi, massimizzare l’effetto sorpresa, limare i punti deboli e nascondere in modo più efficace il trucco; a ciò si deve la nascita di nuove versioni di un gioco, a volte ad opera di illusionisti diversi e a distanza di molto tempo.
Nel corso di questo articolo cercherò di analizzare in quest’ottica un problema che si può riassumere così: "I giochi di prestigio a sfondo matematico vengono spesso confusi dal pubblico con degli enigmi da risolvere. Fino a che punto è possibile offuscare l’uso della matematica per offrire un’esperienza che abbia il sapore della vera magia?"
Tra gli innumerevoli principi matematici che si possono analizzare, ho scelto quello che fa uso di quadrati noti come "forcing matrix". Per omaggiare Martin Gardner, che dell’argomento ha parlato sin dagli Anni Cinquanta{Martin Gardner, "Magic with a Matrix" in Scientific American, gennaio 1957.}, ho disseminato nel corso del testo alcuni indovinelli per gli appassionati di giochi matematici: le soluzioni sono riportate al fondo, e possono costituire approfondimenti che il lettore non interessato può tranquillamente tralasciare.
—Mariano Tomatis