Gustavo Rol
/ Piero Cassoli
La «medianità» di Gustavo Adolfo Rol
Nel 1986 la pubblicazione del libro «Rol l’incredibile» di Renzo Allegri ha portato di nuovo alla ribalta il personaggio Gustavo Adolfo Rol e mi sembra venuto il momento che qualcuno di noi, a livello di un convegno scientifico di Parapsicologia, affronti l’argomento, esprimendo il suo parere su alcuni problemi che il personaggio pone a chi «ricerca per sapere».
Fino ad oggi l’argomento era rimasto un po’ a mezz’aria, come sospeso. Il caso era sempre allo stadio «aneddotico» della ricerca, senza entrare neppure nello stadio intermedio preliminare o di «check», stadio nel quale il fenomeno viene seguito nella sua evoluzione spontanea, applicando i primi controlli e cominciando anche ad affacciare qualche ipotesi di lavoro, che verrà poi verificata nello stadio metodologico successivo, strettamente sperimentale.
I «primi controlli» avrebbero potuto essere: registrazioni, uso di materiale e di ambienti sicuramente estranei a chi produce il fenomeno, esplicitazione del fine da raggiungere.
Si era detto, vorrei dire «fra di noi», che il caso Rol rimaneva ai margini della Parapsicologia, che non avrebbe lasciato tracce se non fra gli amici che partecipavano alle sue sedute e che non avrebbe mai potuto avvicinarsi, quanto ad importanza scientifica, a casi come quelli della Palladino, di Home, della Cook, della Piper e così via. E questo anche se i fenomeni che Rol sembra produrre superano in qualità e quantità quelli offerti dagli altri medium «storici».
Ma mentre da un punto di vista scientifico e sperimentale le cose sono rimaste a questo punto, la stampa, certi libri divulgativi di Parapsicologia e molti articoli su riviste parapsicologiche hanno via via dato tanta importanza a questo caso, che a un certo punto Piero Angela ha potuto scrivere nel suo libro «Viaggio nel mondo del paranormale» (Garzanti, 1978): «Il caso Rol viene spesso citato come una prova vivente del paranormale, viene esaltato da giornali e riviste, libri di parapsicologia, come un fenomeno di fronte al quale anche la Scienza non trova spiegazioni». A questo punto non possiamo continuare a tacere.
Nel 1978 il quotidiano torinese La Stampa (13 agosto) pubblicò un vero e proprio accorato appello del giurista e storico Carlo Arturo Jemolo, indirizzato a Rol, affinché acconsentisse a lasciarsi studiare. «Se osassi fare una preghiera al Dottor Rol scriveva uomo universalmente stimato che sfrutta le sue capacità solo per il bene degli altri, la preghiera sarebbe questa: ci aiuti a convincere gli scettici che molte volte poi sono i più infelici».
L’appello di Jemolo fu seguito, sempre su La Stampa, da un altro, altrettanto educato e moderato, del prof. Franco Granone, psichiatra e ipnologo di fama internazionale, cui seguì una risposta del Dr. Rol. Di entrambe avremo tempo di parlare.
Infine come ho già detto, è uscito per i tipi dell’Editore Musumeci, un libro di estremo interesse, autore il Dr. Renzo Allegri, giornalista che da ormai una decina di anni pubblica dei reportage sui fenomeni che sono oggetto del nostro studio e biografie di personaggi particolari ed eccezionali.
Ad Allegri riconosciamo il merito di essersi avvicinato ai fenomeni con la mentalità del cronista, senza interpretazioni né pregiudizi. Gli riconosciamo pure che il suo metodo ha fatto scuola ed è stato adottato da molti altri giornalisti, contribuendo notevolmente alla diffusione e alla conoscenza della parapsicologia.
Leggendo l’affascinante libro di Allegri ho sentito la necessità di un momento di riflessione che desidererei condurre assieme ai miei colleghi, conscio del fatto che il personaggio in questione in qualche modo passerà alla storia della parapsicologia divulgativa italiana, stante la fama che lo circonda. E non è difficile prevedere che in futuro il caso Rol sarà citato da ignari sprovveduti autori come un caso dimostrativo e documentato.
E quindi bene che gli storici del futuro, riesaminando i documenti relativi a questo personaggio, conoscano non solo le testimonianze dei contemporanei di un certo tipo chiamiamoli per intenderci «favorevoli» ma anche le testimonianze e le osservazioni critiche di coloro che furono per lo meno «dubbiosi».
Desidererei innanzi tutto fare due precisazioni, importanti dal punto di vista umano e scientifico:
La prima riguarda il Dr. Renzo Allegri. Egli scrive, al termine della sua opera: «Questa non è un’opera esauriente su Rol. Per realizzare un’impresa del genere occorrerebbero anni di lavoro. La mia è solo una raccolta di testimonianze, perché non si perda la memoria di fatti straordinari… Il lettore sappia che mi sono preoccupato di riferire i fatti cosi come li ho visti e come mi sono stati riferiti da testimoni oculari».
Noi qui diciamo che Allegri ha svolto al meglio il suo compito e che tutto ciò che si dirà e delle testimonianze e dei fenomeni raccontati non deve assolutamente coinvolgerlo. Diciamogli, ringraziandolo, che il suo libro ci è stato prezioso, perché ci ha indotti ad un esame critico sul valore delle testimonianze e sul personaggio.
La seconda precisazione riguarda una fondamentale frase della quarta di copertina del libro in oggetto: «… inoltre (Rol) ha voluto poi correggere di suo pugno quanto Allegri ha scritto, per cui il libro che presentiamo è un documento eccezionale, l’unico testo che riporti con la massima precisione il pensiero del più grande sensitivo occidentale del nostro secolo …»
Il 24 maggio 1986, su La Stampa è comparsa la seguente dichiarazione di Rol: «… questo libro di Allegri io non l’ho autorizzato; non solamente, ma avevo avuto la promessa che non sarebbe apparso. Da quanto è scritto sulla retrocopertina può sembrare che io vi abbia collaborato; ciò non è affatto vero». Sono d’accordo con il prof. Granone quando scrive che questa dichiarazione sconfessa la pubblicazione, ma non il contenuto. Contenuto che del resto ricalca tutte le altre innumerevoli descrizioni che ci sono state fornite negli ultimi 40-45 anni.
Credo che quanto ho scritto finora giustifichi pienamente il nostro interesse al caso e al libro e aggiungerei che sarebbe nostro dovere in futuro continuare a studiare e criticare oculatamente e serenamente quanto verrà ancora riferito, come testimonianza, su questo personaggio, che ci si dice è per tanti versi così umanamente ammirevole.
Le Testimonianze
Vanno dal tempo di Pitigrilli (pseudonimo di Dino Segre), che parlò di Rol nel suo libro, ora introvabile, Gusto per il mistero e siamo nell’immediato periodo prebellico fino ai giorni nostri.
Nomi illustri accompagnano e confermano queste testimonianze: Mussolini, De Gaulle, Einstein, Jean Cocteau, Dogliotti, Gamma, Sisto (questi ultimi illustri clinici) Fellini e così via. A pag. 77 del testo si parla di «re, regine e capi di governo, ministri, grandi industriali, vescovi e cardinali».
Varie modalità di estrinsecazione dei fenomeni
Un elemento quasi costante è l’uso delle carte da gioco (francesi) che sono impiegate per effettuare indovinamenti di vario genere o per indicare delle azioni o dei fatti che si svolgeranno nel prosieguo della seduta.
Frequente è l’esperimento della lettura in libri chiusi.
Frequente è l’esperimento che consiste nel gesto, da parte di Rol, di scrivere nell’aria una frase o un nome e nel ritrovarlo scritto su una carta da gioco, o su un foglio di carta, preventivamente controllato e tenuto nascosto da qualcuno, o su un tovagliolo sulle ginocchia, per esempio, di un ignaro sconosciuto, al tavolo di un ristorante.
Un altro esperimento è quello della «pittura diretta». Rol è un pittore oltre ad essere laureato in biologia medica (Parigi) in legge (Torino) ed in Economia e Commercio (Londra) (da «Informazioni di Parapsicologia” 1/1970, pag. 36). Sembra che ripetutamente abbia fatto comparire su una tela una pittura senza il suo diretto intervento. I testimoni dicono che hanno sentito muovere i pennelli senza che alcuno li toccasse.
Ma poi i fenomeni riferiti sono tanto vari e complessi da assommare in sé ogni tipo di fenomeno psi: dall’immobilizzazione e morte di un calabrone nell’aria, alla predeterminazione della caduta dei dadi giocati da ignoti e inconsapevoli giocatori, alla compenetrazione della materia (apporti ed esporti), ai viaggi nel futuro e nel passato.
Senza alcuna ironia il dire che Rol riassume in sé i concetti che abbiamo dell’onnipotenza, non sarebbe una imperdonabile esagerazione. Se poi aggiungiamo che questi fenomeni sono costanti nell’arco di almeno 40 anni c’è di che pensare che non solo Rol abbia poteri che non furono dati a nessun altro medium o sensitivo, ma che stia contraddicendo ad uno dei punti su cui quasi tutti concordiamo, in quanto a fenomenologia fisica: che cioè essa è temporanea e tende a scomparire con il passare dei mesi (poltergeist) o degli anni (grande medianità).
A questo punto riferirò succintamente alcuni avvenimenti od episodi tratti dal libro di Allegri: lo faccio per chi conosce poco o nulla di G.A. Rol e per chi, pur avendone letto in varie riviste o giornali, non abbia letto quanto viene citato nel libro suddetto.
A pagina 40 del testo compare questo episodio:
Il Dr. Comm. Enrico Vecchia, cancerologo, primario di Ospedale, racconta «Una sera fui chiamato d’urgenza a visitare una bambina ammalata. Rol volle accompagnarmi. Arrivammo in una casa poverissima. I genitori della piccola non avevano neppure i soldi per comperare le medicine. Rol commosso disse: “Portami fino a San Mauro; devo provvedere a questa gente.” A San Mauro, a pochi chilometri da Torino, c’era un casinò. Rol si accostò alla roulette e fece quattro puntate, vincendo 90.000 lire, che portò subito a quella famiglia.»
A pagina 47 è riferito l’episodio che porta il titolo di «Il dono di Paisiello», cui presenziò, partecipandovi direttamente, lo stesso Renzo Allegri. L’episodio si svolse in casa di amici a Torino.
Come al solito, Rol ci disse di scegliere un argomento sul quale avrebbe poi orientato il suo esperimento quella sera, dopo aver chiesto alcuni fogli di carta bianca e avermi invitato a mettermene uno in tasca. Fu deciso di parlare di musica. La maggioranza optò per il Settecento.
Bisogna fissare una data precisa disse Rol, Fece scegliere a caso quattro carte dai vari mazzi che erano sul tavolo… un asso, un sette, un sette, un tre. La data disse Rol è 1773 Ora ditemi alcuni nomi di musicisti italiani che vivevano in quel tempo …con l’aiuto delle carte si stabilì di fermare l’attenzione su Paisiello. Qui avviene che Rol, che porta gli occhiali neri perché dice si è affaticato a dipingere, chiede che si abbassi la luce». Quanto non è dato sapere. L’A. riferisce che si trattava «di una sorta di chiarore diffuso, ove però era possibile controllare agevolmente i movimenti di ciascuno…».
Rol cominciò: «… Paisiello 1773… Che cosa componeva Paisiello in quel periodo?…» A nessuno venne in mente qualcosa.
«Uno dei presenti suggerì: ‘Siamo in Carnevale, forse Paisiello stava componendo qualche musica per il Carnevale’. Sta bene, disse Rol. Paisiello, Carnevale 1773»…
Disse ad un tratto: ‘Ecco una donna giovane e bella. Essa canta. La donna ha un abito azzurro… i capelli biondi, un medaglione al collo, tra i pizzi incrociati sul petto. La donna canta: dice di essere felice perché il suo amante è tornato; il dolore della separazione è stato grande, ma ormai tutto è passato’.
Rol si rivolse a me: ‘Lei vive a Milano’ disse e mi piace l’idea di un Carnevale a Milano. Però dall’accento Lei è veneto, non è così? C’era forse uno stampatore di musica a Venezia che in quel tempo, riprodusse la musica di Paisiello?… Ora vedo… il Marescalchi, fu lui che incise questa musica di Paisiello per il Carnevale di Milano, del 1773… Ecco è avvenuto disse Rol e si tolse gli occhiali e fece alzare la luce. Ero un po’ deluso continua Allegri «Poi mi chiese il foglio che avevo in tasca. Me ne ero dimenticato… Vi erano otto versi… Ecco il testo:
Or che il cielo a me ti rende,
cara parte del mio cor,
la mia gioia ah! non comprende,
chi non sa cos’è amor:
sono all’alma ingrato oggetto
le sue barbare vicende,
e in sé dolce discende
la memoria del dolor.
Ma l’esperimento non era finito. In seguito Rol si diresse verso un angolo, rivolgendosi verbalmente a una invisibile persona. La ringraziò di essere venuta e la invitò a fare un regalo ad Allegri. «Lo prenda, lo prenda» aggiunse Rol indicandomi un punto. Mi avvicinai a questo punto e non vedevo niente, tranne un grosso vaso… improvvisamente nel collo del vaso scorsi un grosso rotolo di carta… avvertii che quel rotolo di carta era molto caldo… ‘Lo esamini bene’ disse Rol. Era un fascicolo composto di otto pagine di carta da musica stampata… cominciai a leggere e rimasi allibito. C’era scritto: ‘Rondò del Signor Giovanni Paisiello per la Signora Anna Deamicis nel Sismano. In Milano in Carnevale dell’anno 1773’. Più sotto ‘Musica stampata a spese di Luigi Marescalchi e Carlo Canobbio, in Venezia’… Nella seconda pagina del fascicolo cominciava lo spartito musicale… le parole erano le stesse che avevo trovato nel foglietto piegato e chiuso nella mia tasca. Anche la scrittura incisa nello spartito era identica a quella scritta a lapis sul foglio di carta.
Ed ecco un quarto ed ultimo «esperimento» che riferisco perché Allegri dice di esserne stato testimone diretto e perché basterebbe questa unica prova, svolta in condizioni di controllo, per costituire una arma formidabile in mano ai parapsicologi.
Un giorno ci imbattemmo in alcuni uomini che giocavano a dadi sul marciapiede. Rol si fermò e mi disse. «Stia attento. Uscirà sempre due». I giocatori gettavano i dadi e invariabilmente usciva due. Ero preoccupato. Quegli uomini avevano l’aspetto poco raccomandabile… «Quelli sono violenti» dissi a Rol. E Rol ridendo rispose: «Mi sarebbe bastata una occhiata per immobilizzarli come statue».
Ho tenuto per ultimo le due testimonianze che portano la mia firma (P. Cassoli). A pagina 33 l’A. riferisce le mie parole (tolte dal 1° numero di «Quaderni di Parapsicologia» gennaio, 1970):
Rol mi invita in una stanza accanto a quella dove c’erano gli altri ospiti. Sono davanti a lui e la stanza è al buio, però la porta è aperta e l’illuminazione che proviene dalla stanza attigua è più che sufficiente. Mi invita a prendere una carta da un mazzo che tiene in mano. Prendo la carta tenendola accuratamente coperta. Mi dice allora di guardarla e io la guardo sollevandola appena: è il 2 di Quadri. La tengo stretta fra le mani. Dopo avere posto le sue mani sulle mie, Rol mi invita a riguardarla. Io eseguo e constato che ho in mano il nove di Picche.
A pag. 66 nel capitolo che parla degli esperimenti sulla lettura in libri chiusi, Allegri riferisce una seconda mia testimonianza:
Rol chiese due libri alla padrona di casa a sua scelta. Gli furono portati: Cesare Pavese Lettere 1924-1944 e, sempre dello stesso autore, La bella estate, Edizioni Einaudi. Dapprima egli sembrava poco convinto della possibile riuscita dell’esperimento, sfogliò il libro, il primo, come per prenderne possesso, il tutto per pochissimi minuti; poi mi chiese di esprimere un pensiero, quello che volevo, o un desiderio. Io dissi ad alta voce ‘Desidererei di ritornare a Torino’. Rol allora prese un mazzo di carte, lo distese sul tavolo, sgranato coi semi delle carte in alto ben visibili. Poi da sinistra, con l’indice teso, cominciò a scorrere verso destra abbastanza celermente, dopo aver chiesto alla Signora Bona di fermarlo quando avesse voluto. Per tre volte ripeté la corsa del dito sulle carte e per tre volte l’alt della signora fece fermare il dito sulle carte: quattro, otto, quattro. Rol disse: ‘Guardate a pagina 484’ Io eseguii e lessi ad alta voce la prima riga della pagina indicata: ‘Voi abbiate desiderio di tornare a Torino’ (La frase completa, dalla pagina precedente era: ‘Mi meraviglia molto, mi stupisce che voi abbiate desiderio di tornare a Torino’).
Aggiungo amaramente che a Torino non ci sono mai più tornato, perché i miei reiterati tentativi di continuare una ricerca che avrebbe potuto diventare per me e per altri fondamentale fu sistematicamente vanificata dallo stesso Rol. Dopo qualche tempo smisi di inviargli direttamente o indirettamente i miei segnali di richiesta…
Debbo qui subito aggiungere una importante osservazione. La mia testimonianza, pur così fedelmente riportata dall’A., potrebbe condurre fuori strada uno studioso del futuro che si trovasse a riesaminare storicamente e documentaristicamente il caso Rol. Leggendo il testo così come è riferito si potrebbe facilmente pensare che io ho accettato come fenomeni genuini quelli a cui ho assistito.
Ho il dovere di aggiungere che nella pubblicazione da cui sono tratte le mie testimonianze, si avanzano insistenti dubbi sulla genuinità dei fenomeni. Riferisco:
È bene pertanto che da qualche parte (e qualificata) si facciano note le perplessità e i dubbi che su tale soggetto gravitano. E soprattutto sia detto che quello che finora è stato fatto è assolutamente insufficiente per inserire a qualsiasi titolo il Dr. Rol fra soggetti paranormalmente dotati. Anche se c’è la eventualità che il Rol sia uno dei più formidabili medium della storia della Parapsicologia. Desidero citare anche un’altra frase quella finale di quel lavoro che condussi assieme al Dr. M. Inardi e a mia moglie.
A questo punto qualcuno potrebbe aspettarsi, da parte nostra, una qualche enunciazione interpretativa del fenomeno Rol. Noi abbiamo troppe volte dissentito da coloro che, con poca esperienza, spesso persino con scarse letture, si avventurano nel mare magnum delle interpretazioni e delle teorizzazioni, spesso più per soddisfare un loro inconscio bisogno di «spiegare» fatti che li turbano che per vero amore del «sapere». Siamo del parere che bisogna innanzi tutto accertare i fatti e con Laplace vorremmo dire che più grande è l’assunto maggiori debbono essere le prove. Discutere su fatti, inquadrarli, interpretarli prima che siano accertati potrebbe davvero portarci ad incappare in errori madornali e squalificanti.
Controlli
Sono ormai passati almeno quarant’anni dall’inizio dell’attività di Rol. È poco probabile che quello che non è riuscito a nessuno fino ad ora predisporre cioè esperimenti controllati possa venire realizzato in futuro. Rol ha sempre rifiutato qualunque controllo o verifica. Ai futuri storici della parapsicologia non resteranno che gli «aneddoti» che ci sono stati riferiti da testimoni non qualificati nella ricerca specifica.
E questo libro rimarrà forse come una delle raccolte più importanti e complete di questi «aneddoti».
Mi soccorrono qui le opinioni di molti studiosi, ma mi sembra che le parole di Enrico Morselli (Animismo e Spiritismo, 1908) rendano bene il mio pensiero:
I fenomeni spiritici sono stati accertati da un così gran numero di testimoni (…) che risulta ormai assurdo e ridicolo dubitare della loro realtà. Io ho davanti a me l’elenco degli illustri che videro e annuirono, e lo trovo sotto l’aspetto epistemologico e metodologico, di un valore formidabile. Vi furono almeno due o trecento personaggi di prim’ordine… come buttare da banda un insieme sì imponente di affermazioni decise, di convinzioni sincere? Eppure io ne avrei il coraggio… in quanto che salvo poche eccezioni tutte quelle autorevoli persone non sono giunte a costituire quell’autorità che la metodologia scientifica esige quale criterio della verità.
So che molti a questo punto penseranno: «E allora cosa stiamo a perdere tempo? Il caso Rol non è rilevante per la parapsicologia. Da un punto di vista scientifico non resterà nulla di lui nella letteratura specializzata» E potranno aggiungere: «Se oggi si discute ancora della attendibilità di una Palladino, di un Home, di uno Schneider o di una Cook che furono controllati da commissioni e da illustri studiosi perché perdere tempo con soggetti che non hanno mai accettato controlli scientifici?».
Beh, io penso che oltre alla voce esasperata e non troppo attendibile di un Piero Angela, che ha liquidato con poche righe il caso Rol («Rol è un prestigiatore da quattro soldi sul quale sarebbe opportuno stendere un cortese velo di silenzio»), sia bene che si sappia che anche un parapsicologo suo contemporaneo ha sollevato pesanti dubbi sulla paranormalità dei fenomeni da lui prodotti. Ecco, siamo giunti sul punto cruciale, alla ragione del perché ho creduto di dovere stendere questa relazione. Sento Rol e i suoi amici reagire: «Rol ha sempre detto che non ha nulla a che vedere con la Parapsicologia!».
E difatti leggiamo: «È tutto un mondo, quello della Parapsicologia, cui non appartengo» (pagina 6). E poi: «Non ho niente a vedere con i medium, i guaritori, gli spiritisti… quello è un mondo lontano dalla mia mentalità. I miei modesti esperimenti fanno parte della Scienza» (pagina 18).
Sono dichiarazioni fatte probabilmente ad Allegri nel 1977, quando iniziarono i primi contatti fra lui e il Dr. Rol.
Ma nel 1978, in una risposta a una lettera di Carlo Jemolo che lo invitava a lasciarsi controllare «per convincere gli scettici» (La Stampa, Torino, 13 agosto 1978, prima pagina!) egli scriveva «… per quanto mi riguarda ho concluso che allo stato attuale della conoscenza scientifica i miei esperimenti non hanno alcun rapporto con la psiche… Ecco perché mi è difficile programmare l’incontro con la Scienza che si muove in un campo a cui sono assolutamente estraneo» (pagina 108), A distanza di poco più di un anno Rol deve avere cambiato completamente parere, almeno a questo riguardo. La sua posizione viene, nella suddetta risposta a Jemolo, ulteriormente ribadita quando un po’ più oltre afferma: «Io ritengo che gli scienziati non abbiano alcun motivo di interessarsi me, perché conoscono od intuiscono la mia estraneità al campo delle loro ricerche» (pagina 110).
Lasciando sospeso il problema, che non ha poi molta rilevanza, mi sembra sia venuto il momento invece di soffermarci su un’altra dichiarazione di Rol, sulla quale ha costantemente e univocamente insistito.
A pagina 109, sempre nella risposta a Jemolo egli dichiara: «Ho sempre protestato (gliene dobbiamo dare atto) di non essere un sensitivo, un veggente, medium, taumaturgo od altro del genere. E tutto un mondo, quello della Parapsicologia, al quale non appartengo anche se vi ho incontrato persone veramente degne ed animate da intenzioni nobilissime».
Mi sembra necessario, a questo punto, mettere a fuoco un concetto e per farlo mi servirò di un paragone sportivo. Nei confronti della Parapsicologia Rol si trova nelle stesse condizioni in cui si troverebbe un uomo che saltasse in alto m. 2,40 o nuotasse i 100 metri in 45 secondi. Se lo si «narrasse» soltanto, la cosa potrebbe essere ascoltata con curiosità ed interesse, ma avrebbe scarso rilievo, ma se quei risultati fossero stati controllati, misurati, quell’uomo sarebbe o no? da tutti ritenuto, definito un «atleta»? collocato fra gli atleti? Che importanza potrebbe avere da un punto di vista semantico se quell’uomo non volesse essere iscritto a nessuna Federazione sportiva, non volesse partecipare a gare di qualunque genere, locali o internazionali? o rifiutasse di essere definito, chiamato un atleta? Potrebbe rimanere un personaggio anomalo, ma i suoi risultati apparterrebbero certamente all’atletica.
Quando ci si racconta che un uomo può indovinare qualcosa che non conosce, può influire sul mondo a lui esterno senza apparentemente entrare in contatto con esso, non dà luogo ad una manifestazione fenomenica che è specifica, pertinente alla Parapsicologia?
Che poi lui si affanni a dichiarare che la Scienza dovrebbe interessarsi non tanto dei fenomeni quanto di ciò che attraverso di loro si esprime o si significa, è tutt’altra cosa.
Noi diciamo e qui mi conforta l’opinione di tanti altri studiosi che i fenomeni che Rol produce sono fenomeni parapsicologici, sono gli stessi fenomeni che da ormai più di cento anni la Ricerca Psichica studia cercando di dimostrarne la realtà. E Rol, forse, potrebbe farlo in un modo, credo, definitivo.
E veniamo ora alle sue dichiarazioni, quando afferma che non ha nulla a che fare con lo spiritismo, con l’evocazione dei defunti e via discorrendo. Il libro contiene dichiarazioni che non sono ancora state smentite e che lasciano interdetti. Vediamone alcune:
A pagina 52: «Mozart venne e parlò a lungo della sua vita» A pagina 53: «Durante una delle tante serate… venne lo “spirito intelligente” di un mio antenato che disse di essere stato medico nel 1500»… «Al termine dell’incontro disse di volermi regalare un libro di medicina che gli era appartenuto. Improvvisamente sul tavolo comparve un libriccino…» Io comprendo la sottile differenza che ci può essere fra chi crede o pensa che i defunti tornino in contatto con noi e la sua teoria che parla di schede segnaletiche che rimangono sulla terra, magari sotto forma di cellule particolari, ma la distinzione mi sembra troppo sottile. Semmai resta una questione che dovrà risolversi fra i sostenitori delle due teorie. Che non si richiami largamente alle manifestazioni spiritiche non mi sembra molto sostenibile.
E ancora, a pagina 57: «(Rol) non era in trance… ma da ciò che Rol diceva si capiva che era una donna di teatro quella che parlava attraverso di lui» A pagina 88: «… evocare una figura così grande» (si trattava del milite ignoto).
E vero che poco dopo l’A. aggiunge: «… in genere Rol non evoca nessuno, ma lascia che le cose avvengano indipendentemente dalla sua volontà»: che è poi quello che succede in molte sedute medianiche dove si lascia che la seduta o le sedute siano guidate dalle Entità che intervengono…»
A pagina 93 si legge: «Rol non pratica lo spiritismo… (lo spirito intelligente) dell’uomo, però, è uno spirito intelligente che va con l’anima a Dio, dopo la esperienza della vita, ma può tornare ancora operante sulla terra» (Dr. Remo Lugli, giornalista). Non credo che queste frasi si prestino a molte interpretazioni. Non è facile, dopo tutto questo, sostenere che nei fatti Rol non è un «mezzo» (medium) fra lui e l’“al di là”. Posso aggiungere che Pitigrilli scrisse: «Io credo… che il fenomeno Rol sia un caso di medianità e che gli spiriti che lo assistono si prestino ai suoi esperimenti…» (pag. 42). Aggiungo che anche Renzo Allegri, che di «casi» e «fenomeni» ne ha visti tanti, dice: «Rol esclude di essere un medium. Non crede allo spiritismo. Ma il primo a darmi l’impressione che Rol sia un medium è stato lui» (pag. 42).
Perché Rol non si sottopone a controlli scientifici?
La richiesta che gli è stata fatta da tante parti noi siamo stati fra i più insistenti, negli anni 70! è diventata pressante e ineludibile, dopo le poche righe dissacranti di Piero Angela (1978) e le sue trasmissioni televisive. Le giustificazioni ben note ed avanzate anche nel libro (pagg. 9798) non reggono. Le conosciamo molto bene, perché sono sorte con il sorgere stesso della medianità: «I fenomeni sono dipendenti da situazioni psichiche particolari» «Una personalità complessa come quella di Rol, messa sotto controllo, non riuscirebbe mai a trovare la calma, la serenità necessaria alla realizzazione dei fenomeni».
I parapsicologi sanno benissimo che queste obiezioni sono una realtà, e per questo hanno la pazienza, il tempo, la preparazione psicologica per crearle, quelle condizioni e favorirle. Essi hanno bisogno che i fenomeni siano dimostrati in modo incontrovertibile: ne hanno bisogno per giustificare anni, decadi, secoli di ricerca. E quando i fenomeni sono genuini, so per certo dopo ormai quarant’anni di esperienza, che anche davanti a noi, ritenuti severi, incontentabili e asettici, i fenomeni avvengono e si ripetono.
Torniamo, ora, all’atmosfera che si creò dopo le trasmissioni televisive di Piero Angela e dopo la pubblicazione del suo libro.
Carlo Arturo Jemolo, sulla prima pagina de La Stampa, del 13 agosto 1978, indirizzò una lettera piena di umanità e di bontà al dr. Rol, chiedendogli espressamente che si lasciasse sperimentare sotto opportuni controlli. Essa culminava con una frase che da allora io ricordo spesso: «Ci aiuti a convincere gli scettici, che molte volte poi sono i più infelici».
Di rincalzo il prof. Franco Granone, sempre su La Stampa (18 agosto 1978) proponeva l’intervento di una équipe di studiosi e non solo della macchina fotografica («che non riproduce che quanto vede l’occhio umano»). E suggeriva la presenza di un fisico, di un parapsicologo, di uno psichiatria, di un esperto prestigiatore e di altri tecnici qualificati… E pesantemente concludeva: «… ma se il dr. Rol non dovesse esaudire, cosa dovremmo pensare?».
I capitoli XIV° e XV° con cui il libro si conclude, libro per tanti versi affascinante, necessiterebbero di una lettura (o «visitazione» come molto appropriatamente si direbbe oggi) da parte di un esperto psicoanalista. Il capitolo XIV° contiene la risposta di Rol a quelle pressanti sollecitazioni cui ho più sopra accennato. Il capitolo XV° riporta una intervista ricca di emotività e di rincrescimento di un collega, medico personale del dr. Rol, che da anni segue da vicino la sua attività, il dr. Gaito.
Di incongruenze ne abbiamo già viste diverse, ma quello che appare più stridente è la dissonanza fra la professione di umiltà che Rol avanza continuamente e che alcuni gli riconoscono e il «testamento di Rol» che viene riportato alla fine del libro.
Dice il dr. Gaito: «Nel suo testamento io l’ho letto Rol afferma di avere avuto in assoluto le prove della esistenza di Dio e di quella immortalità cui si accede soltanto con l’elevazione dello spirito». Ma quello che più mi ha deluso e amareggiato è il seguito: «(Rol) conosce di essere dotato di possibilità non comuni e di avere fatto di tutto per illuminare gli altri». Io voglio solo sperare che Rol, cui non so se arriverà questa mia relazione, vorrà non solo smentire la sua collaborazione al libro, ma vorrà smentire anche alcuni contenuti di tipo vagamente patologico come quello di avere raggiunto la prova assoluta della esistenza di Dio e della immortalità. E per quanto si riferisce alla seconda affermazione, vorrei domandargli: chi ha illuminato? Non certamente i delusi parapsicologi che si interesserebbero a lui fino alla dedizione più completa del loro tempo e delle loro competenze.
Ricordo che, durante il nostro unico incontro, gli dissi che noi studiosi del paranormale vivevamo come paria entro l’ambito della Scienza, come coloro che in fin dei conti e purtroppo non avevano ancora dimostrato in modo incontrovertibile l’esistenza dell’oggetto della loro ricerca. Rol sarà generoso, disinteressato e fondamentalmente buono ma non ha fatto assolutamente nulla per aiutare i parapsicologi. A me le sue motivazioni appaiono abbastanza chiare, dopo tanti anni passati a trattare con i protagonisti di questo camaleontico mondo che è la Parapsicologia: Rol non può convincere gli scettici altrimenti lo avrebbe già fatto.
Quest’uomo che dovrebbe potere confondere con tanta facilità i Piero Angela, i Garattini, una Hack così acida nel suo aggressivo negativismo, il «difensore civico Bertuzzi» e tanti altri che tentano di ridicolizzarci, se fosse realmente buono e capace, avrebbe già dato prova concreta delle sue capacità.
Nella mia pubblicazione (già precedentemente citata) mi chiedevo se mi ero trovato davanti ad un grande medium, il più grande, oppure davanti ad un grande illusionista. Oggi propendo nettamente per la seconda interpretazione senza essere sicuro ovviamente di essere nel vero e fondando la mia diagnosi più sulla analisi psicologica del comportamento del soggetto che sulle testimonianze. Per quanto anche queste mi inducano alla stessa conseguenza. Esaminiamo sinteticamente l’andamento del fenomeno Rol: l’uso delle carte, la costanza dei risultati, la lunga durata negli anni: fatti tipici dell’illusionismo. Il suo comportamento in tante serate: il lungo conversare, talora per ore, facendo rimanere con il fiato sospeso i presenti e stimolando in loro l’attesa aspettante, il wishfull thinking. La «scelta dell’argomento» di cui si tratterà in quella seduta, che avviene dopo questo estenuante conversare e in cui Rol può condurre piano piano i presenti inducendoli a credere di essere loro a scegliere quell’argomento che lui ha invece precedentemente preparato. Tutti elementi tipici dell’illusionismo.
Ha detto: «So che di me, della mia dottrina sopravviveranno le cose essenziali». E il dr. Gaito: «Io penso che sia un dovere far conoscere la verità su questo personaggio. Un dovere soprattutto verso le nuove generazioni, perché ritengo che in un futuro non molto lontano gli esperimenti di Rol gioveranno alla Scienza».
Non si illuda il dr. Rol. Se insisterà nel suo comportamento e lo do per scontato che non lo cambierà nulla di lui resterà né nella Parapsicologia e tanto meno nel campo della Scienza. E neppure, mi creda, nel campo ideologico e filosofico. Fanno grande fatica, nel tempo, a resistere alla critica ben altri soggetti che si sono messi a disposizione degli studiosi in ben altro modo. Quando fatalmente non sarà più in vita, rimarrà solo qualcosa di lui a galleggiare sul lento e poderoso fiume del sapere, poi dopo un ultimo vortice, non resterà nulla.
Fonte Piero Cassoli, "La «medianità» di G.A. Rol", Quaderni di parapsicologia,
Atti della V giornata parapsicologica bolognese, anno XIX, numero unico, 1988.