Gianni V. Settimo (*)
Allarme dallo spazio
Clipeus era lo scudo tondo dei soldati romani. Rassomigliava vagamente alle cose viste dagli antichi cronisti, come Tito Livio e Plinio, nei cieli di Roma. Il clipeus era dunque molto vicino a ciò che oggi noi definiamo, in Italia, disco volante. Gli americani indicano lo stesso fenomeno con la sigla Ufo dalle iniziali delle parole inglesi Unidentified Flying Objects. Mi parve così logico ed opportuno dare il titolo di Clipeus al notiziario ufologico che prese l'avvio nel 1964. Per un preziosismo grafico la i venne mutata in y e nacque così Clypeus giunto ora al suo nono anno di vita.
La mia passione per questi fenomeni spaziali, avvolti da un alone quasi magico, risaliva a molti anni prima. Col tempo doveva rafforzarsi anche per due particolari fenomeni a cui assistetti personalmente. Il primo ebbe luogo la sera del 28 giugno 1952, verso le 21, nei pressi di Caluso e, più precisamente, sulla strada che da Caluso, passando accanto al Castellazzo, conduce al lago di Candia.
D'improvviso venni colpito da un bagliore, alla mia sinistra, fra gli alberi del bosco a fianco del lago. Pensai che fosse un incendio. Stavo per andarmene quando notai che il bagliore si spostava verso l’alto. Vidi una massa luminosa, a forma lenticolare, alzarsi dagli alberi. Aveva un diametro approssimativo di circa quindici metri e non emetteva rumore. Pareva vibrare di una pulsazione che ne variava la luminosità . Si alzò di una cinquantina di metri oltre la cima degli alberi e, come scivolasse, andò verso il lago, poi virò su un fianco e prese a salire, ondeggiando come una foglia, che si muovesse però verso l’alto. Sempre più innalzandosi, scomparve a grande velocità alla mia vista. Nell’aria avvertii, fortissimo, l’odore di ozono.
Il secondo episodio a cui ebbi modo di assistere accadde a Pian Audi (Corio Canavese) il 29 agosto 1962, alle 11,40. In quell’occasione ebbi anche la fortuna di poter scattare alcune foto di cui apparve su quotidiani e settimanali nonché su riviste straniere. Il disco volante era argenteo con una cupola superiore; si muoveva senza rumore ad un’altezza fra i 500 e i 600 metri. Dopo qualche istante il disco prese quota sparendo definitivamente fra le nuvole. Per scrupolo sottoposi la foto all’esame di esperti i quali non vi riscontrarono nessun trucco: io stesso, infatti, potevo garantirne l’autenticità , ma ero però lieto che i fotografi l'analizzassero a fondo per assicurarsi che non vi poteva essere inganno.
Da allora l’ufologia — nel frattempo così è stata denominata la nuova materia che ha per oggetto gli Ufo. ossia i dischi volanti — ha compiuto passi notevoli. Oggi in Piemonte abbiamo circa quattromila appassionati ufologi in contatto con i loro colleghi in ogni angolo del mondo. Riviste come Clypeus, notiziari di ogni dimensione appaiono in varie lingue quasi ogni settimana informando su avvistamenti di Ufo. segnalazioni e testimonianze. Il fenomeno ha assunto proporzioni tali da non poter più essere ignorato dai singoli governi. Per questo sono state disposte inchieste e stesi rapporti ufficiali. L’ultimo, di cui si è più parlato, è il famoso Rapporto Condon preso in esame dalle autorità degli Stati Uniti, che ne curarono la stesura e, in particolare, studiato a fondo dai militari del Pentagono e da incaricati del presidente Nixon. Si trattava infatti di verificare in primo luogo se gli Ufo fossero una realtà e, secondariamente, se minacciassero la sicurezza degli Stati Uniti. La faccenda insomma si era fatta piuttosto grossa e i fatti erano andati molto in là , a partire da quel 24 giugno 1947, ossia dal giorno in cui l’industriale Kenneth Arnold, col suo aereo, stava volando al di sopra dello stato di Washington all'estremo nord-est degli Stati Uniti, fra le località di Chehalis e Yakima. Arnold, come poi raccontò lui stesso, vide nove dischi brillanti passare nel cielo a velocità che giudicò superiore ai duemila chilometri orari.
Andando a ritroso nel tempo, si sono trovate tracce di oggetti volanti misteriosi nella preistoria, nella Bibbia, nei cieli sotto cui marciavano le quadrate legioni di Roma. Forse che il profeta Elia non era stato rapito e assunto tra le nubi da un turbine di fuoco? E questo turbine, a forma stranamente circolare, non poteva essere un Ufo ante litteram?
La fantasia, su questo affascinante argomento, è andata molto più in là della ricerca scientifica e non sempre gli studiosi sono stati spinti a trovare, in qualche modo, una prova tangibile delle loro asserzioni. In parecchi casi si trattava di curiose illusioni ottiche, di passaggi di aerei, di palloni sonda, di frammenti di razzi vettori, per cui non si poteva comunque parlare di Ufo.
C’è in proposito un'analisi statistica che può chiarire il problema e ricondurlo a dimensioni accettabili per tutti. Un comunicato ufficiale dell’United States Air Force, rilasciatoci nel 1965, riferisce infatti che, dopo circa diciotto anni di indagini accurate sulle denunce di oggetti volanti non identificati, ben 663 di tali oggetti, su un totale di 8.908 casi esaminati, non potevano in alcun modo collegarsi ad aeromobili noti, o a fenomeni comunque spiegabili; dovevano perciò essere considerati di ignota provenienza e natura.
Dopo tali considerazioni, taluni hanno ritenuto di poter affermare che già vi erano stati — addirittura — contatti diretti fra terrestri e alcuni piloti di Ufo. Riteniamo che si tratti di una asserzione priva per ora di qualsiasi fondamento. I ricercatori più seri e attendibili — e vorremmo fra costoro citare anche gli amici del Gruppo Clypeus — hanno sempre ed esclusivamente preso in considerazione fatti provati e testimonianze certe e come tali acquisibili. Centri di ricerca e gruppi di studio sono nati un po’ ovunque per affrontare il tema Ufo. Anche in Italia, in Piemonte e a Torino in particolare ci siamo riuniti, abbiamo esaminato quanto potevamo constatare con i nostri occhi. Da questo costante scambio di opinioni, la nostra rivista ha avvertito l’impegno di estendere il proprio contenuto spaziando non solo sugli argomenti Ufo ma investendo tutto il settore cosiddetto misteriosofico: leggende legate a fenomeni inspiegabili, archeologia insolita e ritrovamenti che potessero confermare realtà lontane di cui il popolo ancor oggi parla con il linguaggio del folclore. Ecco perché ci siamo occupati di alcuni scavi in Piemonte, di monumenti dimenticati, di Nostradamus e dell’Ebreo Errante. Il tutto entra in una certa chiave misteriosa che ci pare unisca indissolubilmente il passato, sia pure remotissimo, al nostro presente, proiettandolo già verso l'immediato futuro.
Negli Stati Uniti, come abbiamo appena ricordato, la materia ha offerto lo spunto a numerosi ricercatori, esperti di cose astronautiche, astronomi dilettanti e mitomani, per stendere relazioni o addirittura pesanti volumi. E’ il caso di George Adamski, che pretese di aver incontrato extraterrestri e di aver addirittura volato sui loro ordigni; o come Guima- raes, che ebbe un’esperienza analoga in Brasile.
Il maggiore Donald E. Keyhoe è stato uno dei più seri indagatori e le sue argomentazioni sono state prese in considerazione sia dalla Cia e dall’Fbi per quanto riguardava la sicurezza interna degli Stati Uniti, sia dello stesso presidente, visto che non mancavano i rapporti spediti direttamente alla Casa Bianca anche da parte di ricercatori dilettanti. Il 31 agosto 1960, il rappresentante dello Stato dello lowa, Léonard Wolf, espose alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti il rapporto Nicap (National Investigation Committee Aerial Phenomena) sugli Ufo, e ciò quale "urgente raccomandazione" dell’ammiraglio R. H. Hillenkoetter, già direttore della Cia.
In seguito a quest’intervento, il governo degli Stati Uniti, accusato come quello di Londra e di Mosca di voler mantenere sull’argomento un riserbo non del tutto giustificato, partecipando a una specie di congiura del silenzio, affidò ad alcuni esperti il compito di indagare su questa materia. Due volumi ci paiono più significativi degli altri: Flying saucers and the Us Air Force e il già citato Rapporto Condon che di questa materia ha affrontato molti aspetti, anche nei settori più insondabili o, apparentemente, più trascurabili. Nel 1966 il Dipartimento dell’Areonautica militare degli Stati Uniti decise di costituire una Commissione di studio con l’intento di esaminare i casi d'apparizione di Ufo. L’inchiesta, costata ben 50.000 dollari, si chiuse con la raccomandazione all’Air Force di mettere fine al Projet Blue Book (l’operazione volta a raccogliere le informazioni sugli Ufo e ad accertarne la veridicità ), e di non stanziare alcun fondo supplementare per gli altri enti governativi che si occupavano degli Ufo.
Appena apparve il rapporto Condon, si scatenò una tempesta di proteste. A Washington il Nicap convocò una conferenza stampa nel corso della quale venne dichiarato che il rapporto aveva ignorato la maggior parte dei casi di Ufo visti da persone della massima attendibilità . Il fisico James McDonald, accusò la Commissione Condon di
§avere deliberatamente sprecato un'occasione veramente unica per lo studio scientifico del problema degli Ufo.
Quale è oggi la situazione Ufo dopo lo sbarco sulla Luna, mentre Stati Uniti e Unione Sovietica tentano l’esplorazione di Marte e di Venere? Direi che non è molto mutata dall’inizio, ossia dal giorno del primo memorabile avvistamento di Kenneth Arnold. Se mutamento ce stato, questo risulta comunque in meglio. Liberato il campo dalle eccessive fantasie, il pubblico, compresa Vélite degli appassionati ufologici, si è sentito sempre più impegnato a cercare la verità andando oltre le asserzioni di terzi, oltre le testimonianze pur seducenti ma non sempre provate, oltre le fotografie che nella maggior parte dei casi erano delle fictions, ossia dei trucchi, degli abili fotomontaggi.
Ci si è accorti che, liberandoci a poco a poco dalla psicosi marziana, era possibile andare a fondo della questione scartando tutti i casi dubbi per soffermarci, infine, sull’esigua percentuale rimanente, su quei pochi, davvero pochi, episodi che non possono, sul piano del logico e del razionale, trovare una spiegazione. Sono i casi che fecero esclamare anche ad Einstein, quando gli sottoposero quest’intricata materia:
§...qualcuno ha visto qualcosa.
Qualunque possa essere, in definitiva la reale portata del fenomeno, un fatto ci pare emergere, fra tutti, come certo e acquisito: se l'Ottocento e se almeno l'inizio del Novecento hanno avuto bisogno, non solo come episodio letterario ma come vicenda di costume, di fate, di elfi, gnomi, maghi e, da ultimo, di fantasmi, appare quasi logico che la civiltà dei computers abbia, a propria volta, necessità di sognare nonostante voglia apparire il più possibile fredda e disincantata.
L'uomo degli anni ’70, l’uomo che ha corso in auto sulla Luna, è assetato di sogni. Gli Ufo, riconosciamolo, hanno contribuito ad appagare, almeno in parte, questa sete.
(*) L'autore di quest'articolo ha fondato e dirige a Torino la rivista Clypeus che studia l'ufologia, cioè i fenomeni spaziali dei dischi volanti, senza trascurare altri aspetti di teorie e pratiche esoteriche. Nell'esposizione, Gianni Settimo si avvale dei risultati di indagini condotte con metodi obiettivi e selezionatori che giustificano e rendono apprezzabile il tono prudenziale delle sue conclusioni.
Tratto da 45° Parallelo, n. 52, settembre-ottobre 1972, pp. 30-3.
Per approfondire
• Dallo stesso numero della rivista vedi anche l'intervista a Peter Kolosimo in Piero Cerati, "Fantaprobabilità ", 45° Parallelo, n. 52, settembre-ottobre 1972, pp. 70-1.
• Indice completo della rivista Clypeus
Si ringrazia Livio Cepollina per avere messo a disposizione la rivista da cui è tratto questo articolo.