Mariano Tomatis

Manuale di Stenologia

Mesmer, Torino 2023

Rivelazione e Insegnamento del Giuoco col quale simulare i fenomeni magnetici e ipnotici della trasmissione del pensiero.

Un manuale pratico per imparare le tecniche della “seconda vista”, la dimostrazione di mentalismo che nell’Ottocento conquistò le platee di tutta Europa. Pubblicando questo libro nel 1892, Parmenio Bettòli aveva svelato i trucchi dei coniugi Pisenti – la coppia di mentalisti che, quarant’anni prima, aveva conquistato il Teatro Valle di Roma, dividendo l’opinione pubblica: presentavano fenomeni paranormali o esercizi mnemonici?

Esplorando alcuni del segreti meglio custoditi del mentalismo, il Manuale si apre con una lunga introduzione di Mariano Tomatis. Proponendo il titolo nella collana Incantamenta Romana, il curatore forza i confini del semplice trattato pratico, celebrando il ruolo giocato dal teatro moderno più antico d’Europa nella storia della Stenologia italiana.

Secondo volume della serie Incantamenta Romana, un invito a scoprire la città di Roma attraverso un dedalo di incantagioni e suggestioni mentalistiche, nell’ottica di una deriva sulle tracce di storie dimenticate e sconcertanti: la raccolta degli appunti di viaggio dell’illusionista e scrittore Mariano Tomatis.

Mariano Tomatis, Manuale di Stenologia, Mesmer, Torino 2023, 112 pp., B&N (11,5×16,5 cm).

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Introduzione (Mariano Tomatis)

Questo manuale di mentalismo ha un centro di gravità inaspettato. I prodigi telepatici citati nelle prime pagine, l’autore e perfino la parola “stenologia” nel titolo rimandano a un luogo nel centro di Roma in cui – nei ricordi di uno scrittore tedesco – si rappresentavano “piccole opere comiche, rappresentazioni aeree, numeri di magia, spettacoli con chiaroveggenti e simili” (1) : lo storico Teatro Valle nel rione Sant’Eustachio.

Nello spirito del progetto incantamenta romana, approfondire i tre ingredienti impliciti al cuore di questo libro consente di far luce su un frammento della storia (e della mappa) di Roma che si intreccia con i poteri della mente, i trucchi per simularli, le evocazioni spiritiche e l’equilibrio instabile tra verità e inganno.

Il Manuale di stenologia di Parmenio Bettòli (1835-1907) indugia per tre pagine su qualche elemento biografico dell’autore, passando troppo in fretta alla trattazione teorica dell’argomento; è un peccato, perché il contesto in cui nell’Ottocento si mettevano in scena i numeri di telepatia è un elemento didattico importante almeno quanto i codici mnemonici e le astuzie verbali. Una ristampa del libro a centotrent’anni dalla prima edizione imponeva di estendere quelle tre pagine, stilando un’introduzione capace di sedurre chi legge alle frequenze mentalistiche della città di Roma.

-Mariano Tomatis, 2023.

Introduzione (Parmenio Bettòli)

Nel teatro massimo di Parma, mia città natia, assistevo una sera – saranno ora, per lo meno, trent’anni – a taluni esperimenti, gabellati per magnetici, dati da certi coniugi Pisenti, appartenenti, credo, all’antica compagnia drammatica Solmi e Pisenti, quella medesima che – ogni Sabato sera – sbalordiva il colto e l’inclita, rappresentando: Il diluvio universale, Mosè, Prometeo, Sesostri ed altri consimili drammoni coreografici.

Alzato il sipario, il Pisenti si presentava sul palcoscenico, guidando per mano la moglie bendata, che pareva dormisse e, fattala assidere su di una poltrona, di fronte alla buca del suggeritore, dalla quale era stato tolto il cupolino, per mostrare che il suggeritore non c’era, egli si recava in giro per la platea ed i palchi, facendosi consegnare oggetti o sussurrare pensieri all’orecchio dagli spettatori, che poi, con poche interrogazioni, faceva indovinare alla moglie.

Mi stava accanto un amico, un comico, il rimpianto Vittorio Benedetti di Livorno, il quale, a più riprese, udendo il Pisenti interrogare la moglie, usciva a nominare l’oggetto di cui si trattava, prima ancora che questa lo avesse indovinato. Dalli una, dalli due, dalli tre; io lo guardai stupefatto. Ed egli allora, sorridendo:

È un gioco – mi disse piano – lo so fare anch’io e, se vuoi, te lo insegnerò.

Inutile dica con quanta premura accettassi una tale proposta.

Egli, fedele alla fattami promessa, mi rimise la chiave del gioco, che si fonda principalmente su la mnemotecnica e ch’io, poscia, andai perfezionando sino a indovinare gli oggetti, facendo rivolgere le domande al mio supposto magnetizzato dagli stessi spettatori.

È il nec plus ultra.

Mio soggetto, o vittima, era allora un carissimo amico mio e mio coetaneo, che adesso trovasi in Sicilia, il quale si prestava meravigliosamente a simulare il magnetizzato.

Con lui, ho dato allora frequentissimi esperimenti in sale, in ritrovi di amici, e sempre riusciti alla perfezione.

Una volta, anzi, ricordo, vi fu un tale, persona assai dotta ed illuminata, che arrivò persino a dirmi:

Senta, Bettòli, ho visto magnetizzare il Guidi, lo Zanardelli, il conte Sanvitale, il Pellegrini e altri, e al magnetismo non ho mai creduto, ma di fronte a codesti suoi esperimenti, bisogna che io pieghi la testa e mi dichiari convinto.

In Africa poi, con una signorina filodrammatica, ho dato serate anche in pubblici teatri e quelle pure riuscite stupendamente. Ciò premesso, veniamo al metodo.

-Parmenio Bettòli, 1892.

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