Ho assistito agli esperimenti di fascinazione del Donato; ho raccolto le impressioni del pubblico e quelle di parecchie persone magnetizzate da lui; mi sono sottoposto io stesso, e con favorevole risultato, in casa del celebre affascinatore, a’ suoi processi magnetici; ho avuto con lui, gentilissimo e, lo dico con disinteresse, conoscitore profondo della materia, un lungo colloquio; e mi sono convinto che lo spettacolo di fatti così strani e di risultati così ammirabili doveva svegliare entusiasmo da una parte e scetticismo dall’altra. Così ho udito alcuni parlare enfaticamente della “forza di volontà” o del “fluido magnetico” emananti dal magnetizzatore, oppure dell’attrazione irresistibile esercitata da lui mercè una “potenza misteriosa e particolare”; e ne ho sentito altri, fra i quali mi duole che vi fossero purtroppo anche medici e scienziati (?), ostentare disprezzo per questi esperimenti, diffidare della sincerità dei soggetti, e persino spiegar tutto con la simulazione e la ciurmeria.

Nè entusiasmo, nè scetticismo, poiché l’uno e l’altro denotano solo ignoranza. Gli sperimenti del Donato possono essere straordinari, ma non sono nè meravigliosi, nè tanto meno soprannaturali; coloro, che si occupano come me di neurologia, li conoscono da lungo tempo e li spiegano con leggi fisio-psicologiche speciali, non diverse essenzialmente dalle leggi biologiche ordinarie. Corre già il dodicesimo anno che il Donato si è fatto conoscere, e che parecchi medici, approfittando dei suoi esperimenti, li hanno imitati e ripetuti con successo, per lo più senza citarlo. Gli si devono infatti molti sperimenti nuovi, ed il suo processo di fascinazione fu da lui imaginato dopo anni di pratica. A Parigi, a Brest, a Nancy, nel Belgio (il Donato è belga), in Austria, in Russia, in Olanda, il complesso dei fenomeni da lui prodotti è noto sotto il nome di “donatismo” o di “fascinazione donatica”, e i suoi soggetti, che sono tutte persone sane e intelligenti, si dicono “donatizzati” anziché magnetizzati. Né vi è falsità o ciarlataneria; me ne duole per quegli scettici che inorpellano la loro ignoranza di tali fenomeni psichici sotto una negazione sistematica o sotto una pretenziosa diffidenza. Gli sperimenti del Donato sono invece condotti, a mio avviso, con rara sincerità e semplicità di apparati, senza inganno, e i suoi soggetti, che del resto tutti conosciamo, non sono simulatori. Certo, non tutti possono giungere alla conoscenza precisa che ha il Donato del proprio metodo di “magnetizzare” ed alla rara sua abilità tecnica; ma chiunque vi si mettesse con altrettanta pazienza ed energia riuscirebbe ai medesimi risultati. Fors’anco l’interpretazione, che Donato dà dei suoi sperimenti, non è strettamente conforme alla scientifica; ma chi conosce le ultime indagini intorno al “magnetismo animale” sa che dato l’ambiente sociale e psicologico in cui opera Donato, dati gli individui che gli si presentano spontaneamente sul palco scenico, dati i processi magnetici da lui adoperati, e più di tutto data la educazione magnetica ed ipnotica cui in ciascuna sera egli sottopone gradatamente i migliori fra i suoi soggetti, quegli sperimenti pubblici debbono fornire per l’appunto i risultati che empiono di stupore gli uni, di diffidenza gli altri. Tutto sta dunque nel collegare la “fascinazione” del Donato con le altre pratiche magnetiche scientificamente provate ed accertate, e con la dottrina generale del così detto “magnetismo animale”.

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Come tutte le invenzioni e scoperte umane, anche il magnetismo animale una storia; ed una storia dapprima oscura e confusa in mezzo alle superstizioni; ai pregiudizi ed al misticismo primitivo; poi disordinata nei fatti, dogmatica nelle teorie, in mezzo alle furbizie ed agli errori della medicina empirica; infine ordinata, documentata e sicura per opera della medicina scientifica.

Nella fase mistica, che ancora attraversano alcuni popoli selvaggi o barbari e in cui si sono fermate le classi incolte e le persone rozze delle nostre popolazioni civili (!), il magnetismo è inconscio di sé, della propria natura, della propria efficacia. Esso è in mano agli indovini, ai maghi, ai sacerdoti, alle sibille e pitonesse dell’antichità classica; è usufruito dai fakiri e dai bonzi orientali, dai monaci del Monte Athos, dai marabutti marocchini, dagli incantatori fellah ed arabi. Durante il medio-evo lo conoscono e lo praticano gli stregoni, e certo erano fenomeni magnetici, o molto analoghi ai magnetici, quelli degli indemoniati, degli ossessi, dei convulsionari di St-Médard, dei profeti delle Cevenne, dei tarantolismi. Lo praticavano i taumaturghi, o individui miracolosi che guarivano le malattie col solo contatto della mano; fors’anco, secondo alcuni, Mosè e Gesù usarono anch’essi “la medicina dei contatti” o dei passi magnetici. Naturalmente in codesta fase primitiva le pratiche sono grossolane, l’interpretazione dei fatti è mescolata con le stranezze mistiche del culto religioso, il meraviglioso e l’immaginario s’aggiungono ad abbuiare i fenomeni; ma la sostanza, il fondo, per così dire, del moderno magnetismo animale vi si trova pur sempre.

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Nella fase empirica, che ancora corrisponde alle credenze del pubblico profano e dei magnetizzatori di professione, troviamo dapprima oscuri accenni alle pratiche magnetiche negli autori classici (Galeno, Varrone, Apollonio), poi durante il medio-evo negli scrittori arabi e nei libri di magia ed alchimia. Verso la Rinascenza anche il concetto del magnetismo tende ad affermarsi indipendente dal mito religioso; Pomponazzo, Bacone, Paracelso parlano dell’influenza esercitata da un uomo sull’altro e usano già la parola “fascinazione”. Van Helmont nel 1630 chiama anzi “magnetismo” l’influenza occulta esercitata dai corpi fra loro a distanza, e attesta che l’uomo “può inviare lontano la forza della sua volontà”. Nel 1673 Maxwell pubblica un trattato di Medicina magnetica, mentre Greatrakes diviene famoso per le guarigioni di malattie incurabili con solo contatto. Verso il 1760, un prete svevo, il Gassner, esercitava lo stesso genere di terapeutica, cosicchè quando nel 1774 comparve Mesmer, pure svevo ma medico, con la sua dottrina del “magnetismo animale”, questa era già stata preparata da una lunga serie di empirici, di taumaturghi, di cerretani.

Mesmer ebbe il merito, o la furbizia, di conoscere il momento psicologico del suo tempo e di recarsi ad operare in una città avida d’ogni emozione come Parigi. Con le sue pratiche grottesche (basta leggere la descrizione del suo famoso “baquet” o “tinozza magnetica”) egli riuscì a provocare i fenomeni più strani in persone d’alto lignaggio; ciò bastò alla sua fama e fortuna, che però durò poco. Sul finire del passato secolo il mesmerismo era di moda; se ne parlava dal pubblico con fanatismo, dai medici, al solito, con disprezzo: quindi lotte e dispute accanite, proseliti e seguaci ardenti o avversari appassionati e sistematici. Ma il “mesmerismo” fu respinto dalle Società scientifiche, che vi videro solo un effetto della immaginazione o un danno pei costumi, per cui Mesmer, straordinariamente arricchito, si ritirava dalla lizza e vi lasciava solo i più fanatici dei suoi discepoli.

Questi però, il Deslon e il De-Puységur specialmente, non si dettero per vinti; l’ultimo, anzi, fece ciò che non aveva fatto Mesmer, ch’era rimasto sempre un empirico avido di denaro e di celebrità, né mai avea saputo sceverare il vero dal falso. Puységur scoperse, cioè, in un giovane suo domestico il “sonnambulismo artificiale” con cui furono semplificate le pratiche magnetiche; laonde, abbandonata la ridicola tinozza, si ritornò al processo dei contatti con la mano, mentre si manteneva il dogma del “fluido magnetico” emanante dal magnetizzatore, secondo la vecchia dottrina del Mesmer.

La crisi della Rivoluzione, poi le guerre dell’Impero, fecero dimenticare il magnetismo; ma con il ritorno delle vecchie mode, verso il 1815, anche i seguaci del mesmerismo si ritrovarono e riaccesero lo spento entusiasmo popolare. In questo periodo troviamo le figure di alcuni magnetizzatori celebri, fra’ quali quell’abate Faria, che si presenta anche nel Conte di Montecristo di A. Dumas, e che addormentava i suoi soggetti, senza alcuna manovra o contatto, col semplice imperioso comando: Dormite. Troviamo anzi alcuni medici che veggono già nel magnetismo un certo fondo di verità, e tentano ammansare i sospetti e l’animavversione dei loro colleghi: ma inutilmente. L’Accademia medica di Parigi si dichiara più volte, nel 1826, nel 1837, nel 1840, contraria al magnetismo, e finalmente decide di non volersene più occupare come di dottrina antiscientifica e assurda.

Narrare qui le fasi attraversate dal magnetismo animale durante questo secolo sarebbe, certo, fuor di luogo: il Figuier, il Bersot, il Dal Pozzo di Mombello, il Cullerre hanno scritto più volte cotesta storia, e rimando ad essi chi voglia saperne di più. Mi basterà ricordare che anche fra i magnetizzatori, fra gli adepti cioè alla medicina mesmeriana, si sono andate svolgendo scuole e dottrine diverse, distinte più specialmente per la spiegazione teorica dei fenomeni, ma tutte eguali per la scarsa attitudine scientifica e per la credulità con cui fatti reali e di grandissimo valore fisio-psicologico venivano, e vengono tuttavia dai fanatici, confusi con fatti simulati, falsi ed esagerati. Così Puységur (1784) scopre il sonnambulismo magnetico, ma lo lascia cadere nel dominio dei cerretani di piazza e di palcoscenico sotto il nome mistico di chiaroveggenza. Grimes (1848) scopre la suggestione vocale nello stato di veglia, ma la sommerge nella sua ipotesi assurda dell’elettrobiologia. Reinchenbach (1860) vede pel primo la acutezza eccezionale della percezione dei magnetizzati, ma l’abbuia con la sua teoria della forza odica od odismo. Donato (1875) è il primo a lasciare i soggetti soliti, cioè le isteriche, e applicando processi nuovi pel primo magnetizza individui sani, presentantisi spontaneamente: egli rinnova dagli incantatori antichi ed orientali il metodo della fascinazione allo stato di veglia, ma, mi duole per lui, non lo studia metodicamente e lascia ad altri, cioè al dottore Brémand di darne una descrizione e spiegazione fisiologica, valendosi però di individui già stati donatizzati. Vengono poi le superstizioni bizzarre dello spiritismo di Cabagnet ed Allen-Kardec, dei tavolini giranti, dei medium, che alcuni s’ostinano a mescolare e confondere col magnetismo animale, mentre sono una cosa quasi del tutto diversa, e forse nascondono qualche altro fenomeno fisio-psicologico oscuro ed ignoto. Vengono infine le teorie secondarie, in cui si scinde la primitiva dottrina del fluido mesmeriano, e cioè le ipotesi, tutte assurde, del fluido vitale di Noizet (1820): della forza di volontà di Grimes e del volgo, la quale si trasmette dal magnetizzatore al magnetizzato; dell’elettro-dinamismo di Durand de Gros (1855), e le ultime della forza nervosa trasmissibile, secondo Rambosson (1879), del neurismo raggiante, secondo Barety (1881), dell’ondulazione eterea, di Perronet (1884), e tante altre consimili.

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Tutte queste ipotesi sono state dannose, e loro si deve il ritardo con cui la scienza sperimentale si è finalmente occupata negli ultimi vent’anni dei fenomeni magnetici e sonnambolici. Il positivismo vero consiste nello studiare ed analizzare i fenomeni senza preoccuparsi della loro spiegazione. La fisica può asserire che per una legge necessaria tutti i corpi cadono verso il centro terrestre: ma l’essenza di questa legge le è ignota, e la fisica non sarebbe scientifica se pretendesse di conoscerla. Così la fisio-psicologia può asserire ora, fermamente e sinceramente, che possediamo i mezzi per produrre nell’uomo sano o malato uno stato nervoso speciale, che si manifesta appunto mediante i fenomeni detti magnetici: ma non può nè deve asserir nulla intorno alla loro essenza intima. La fase scientifica del magnetismo animale comincia appunto quando se ne intraprende lo studio sperimentale, e quando il Braid (1842) per primo dimostrò che senza fluidi, senza la pretesa forza di volonta, senza influenze occulte, si potevano provocare negli individui predisposti i curiosi effetti fisiologici del magnetismo o sonnambnlismo.

Dal 1842 ad oggi si potrebbe raccogliere un’intera biblioteca scientifica su questo argomento. Braid aveva scoperto a Manchester l’ipnotismo, cioè uno stato di sonno seguito spesse volte da sonnambulismo e provocato colla semplice fissazione dello sguardo su un oggetto lucente qualsiasi, esclusa cioè l’influenza diretta degli occhi e delle mani del magnetizzatore. Cadevano con ciò, e per sempre, le ipotesi del fluido e della volontà agenti a distanza. Osservatori isolati, ma non abbastanza autorevoli, proseguivano codesti studi, massime in Francia e in America, ma senza svegliare l’attenzione dei dotti. Nel 1860 circa il sonno braidico era però applicato alla chirurgia, cioè si ipnotizzavano i soggetti per renderli insensibili alle operazioni chirurgiche (Velpeau, Guérineau, Azam, Broca): ma la scoperta del cloroformio fece porre in dimenticanza l’ipnotismo. Questo non fu ripreso che sulle donne isteriche, facilissime a subirne l’influenza, da Laségue (1865), da Carlo Richet (1875) e finalmente dal Charcot (1878). I lavori del Charcot e dei suoi allievi Bourneville, Regnard e Richer, attrassero tosto, per la celebrità meritata della scuola neurologica francese, l’attenzione di tutti i neuropatologi europei. Negli ultimi sei anni la letteratura medica è stata inondata da scritti, opuscoli, memorie e libri sull’ipnotistno e sonnambulismo artificiale, fra i quali ricorderò solo i lavori italiani del Tamburini e Seppilli, del De-Giovanni, del Pozzo di Mombello, del Silva.

Io stesso fin dal 1878 avevo incominciata nel Manicomio di Macerata, e ho proseguita a Torino, una serie di indagini su questo argomento, per cui ho già sperimentata l’ipnotizzazione o magnetizzazione di parecchi soggetti. Conviene dire però che il merito d’avere ripreso lo studio scientifico del magnetismo nelle persone non isteriche spetta ai tedeschi Heidenhain, Grützner, Berger, mossivl dai famosi risultati del danese magnetizzatore Hansen sul sani, e che, alcuni anni prima delle indagini dei francesi, Czermack o Preyer avevano scoperto l’ipnotismo negli animali (1873).

Dopo un cumulo così grande e variato di vicende, a ricordare le quali occorrerebbero più volumi, oggi ci troviamo in grado non solo di affermare recisamente l’esistenza e realtà di moltissimi tra i fenomeni straordinari vantati dai magnetizzatori di professione, ma anche di costruire un quadro scientifico e sufficientemente completo del cosidetto magnetismo animale. Dirò di più, possiamo perfino indicare la via da seguirsi nelle ricerche future e stabilire che le pratiche magnetiche rendono presto o tardi necessario l’intervento del legislatore per i gravi problemi di responsabilità morale che essi risvegliano. Ma lo mi contenterò d’accennare qui ai precipui risultati dell’attuale fase sperimentale.

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E prima di tutto, che cosa è per la scienza odierna il “magnetismo animale”? – Esso era ed è un insieme di processi destinati a provocare nel corpo umano dei fenomoni insoliti, derivanti da uno stato particolare anomalo del sistema nervoso. Non possiamo comprendere adunque le meraviglie del vecchio magnetismo senza i lumi fornitici dall’ipnotismo, il quale è un sonno artificiale più o meno profondo, in cui alcune regioni del cervello restano come paralizzate, mentre altre invece vengono straordinariamente eccitate. È dal contrasto, e dal vario combinarsi di questo stato paralitico di alcune parti e funzioni collo stato d’eccitamento d’altre parti e funzioni nervose e cerebrali, che deriva tutta la svariatissima e sorprendente fenomenologia del magnetismo, dell’ipnotismo o sonnambulismo, del braidismo, della fascinazione, e degli altri processi consimili.

Non tutte le persone sono ipnotizzabili o magnetizzabili; su cento individui ve ne sono trenta completamente refrattarii, trenta in cui si provocano fenomeni di leggero sonno ipnotico, e finalmente quaranta in cui, con una sola seduta o con più, è possibile produrre i varii fenomeni dell’ipnotismo. Bisogna distinguere però fra queste quaranta le persone che cadono nel sonno o negli stati ipnotici più profondi e, per cosi dire, gravi, e che presentano il sonnambulismo, l’automatismo, la suggestione, e gli altri complicati effetti psicologici delle pratiche magnetiche, da quelle che sono ipnotizzabili fino ad un certo punto, in cui cioè gli effetti si riducono solo ai cangiamenti fisiologici della sensibilità, motilità, circolazione, respirazione, ecc. Su 1011 persone ipnotizzate dal dott. Liébault, 162 diventarono sonnambuli più o meno attivi nelle mani del magnetizzatore, il che dà la proporzione del 16%. Il Donato mi ha assicurato di potere “affascinare” il 50% circa fra gli uomini, e molto più fra le donne. Io su 25 persone ne avrei trovate 10 assolutamente refrattarie, 10 leggermente e 5 profondamente ipnotizzabili. S’ingannano dunque coloro i quali, fondandosi sul fatto che non tutti gli individui hanno subita la fascinazione del Donato, hanno creduto con ciò esclusa la realtà dei fenomeni da lui provocati. Ho tenuto calcolo della proporzione degli affascinati in Torino, e mi risulta conforme alla mia, quando si escludano i fanciulli e i vecchi, e si contino solo i soggetti fra 15-30 anni, i quali sono forse i soli suscettibili.

È pare un errore che le sole persone malate ed isteriche cadano in stato ipnotico; individui apparentemente sani e robusti subiscono l’influenza magnetica più che molti gracili e “nervosi”. Certo, conviene ammettere una predisposizione speciale del sistema nervoso, ma questa è (come si scorge dalle cifre surriferite) molto più comune di quanto si creda.

Su me stesso (l’ho già detto) che sono abbastanza “nervoso” per chi mi conosce, una prova fatta oggi in una sala dell’Albergo d’Europa, mentre io e Donato eravamo soli, è bastata a sviluppare i primi sintomi della fascinazione: per cui posso dire d’avere sperimentato direttamente sulla mia persona. Io sarei, al dire di Donato, e gli credo, un soggetto “sensibilisslmo”.

Le donne, i giovani d’ambo i sessi, gli anemici, coloro che abusano di alcoolici o... di altri eccitamenti, quelli dotati di viva sensibilità e di vivace immaginazione, sono i più ipnotizzabili. Nella donna poi l’ipnotismo giunge più facilmente al grado massimo, che è il sonnambulismo o stato di automatismo incosciente; negli uomini, e specialmente le prima volte, l’ipnotlnmo si ferma ai primi stadii oppure raggiunge stadi psico-fisiologici precisamente analoghi a quello prodotto dal Donato. Ecco perché questi preferisce i giovani, che gli danno più netti e sicuri i fenomeni della fascinazione. Ho osservato difatti che alcuni dei suoi soggetti, dopo una certa educazione magnetica, giungono allo stadio incosciente, ma allora non si tratta più di semplici affascinati, come lo stesso Donato dice, bensì di veri e proprii sonnambuli.

Ho detto ora “educazione magnetica”, e mi spiego. Quando si sottopone un individuo a ripetute sedute, si vede sempre abbreviarsi il tempo necessario per magnetizzarlo, e si può sempre più semplificare le manovre; cosicché, se prima si doveva procedere per mezz’ora o per parecchi minuti a molteplici passi o contatti con le mani, o a pazienti e continuate impressioni, dopo un certo tempo basta lo sguardo, la voce, un gesto del magnetizzatore, oppure la sola idea suggestiva che egli sia presente e che agisca da lontano, per provocare l’ipnotismo.

Anche il Donato ottiene i più spiccati fenomeni nelle persone che ha “affascinato” più sere di seguito, e per di più nella medesima serata ipnotizza od affascina più volte consecutive la stessa persona, svegliandola di quando in quando col solito soffio, cosicché aumentano di intensità continua, sera per sera e volta per volta, gli effetti delle ripetute fascinazioni. Con ciò egli si “educa” dunque i suoi “soggetti”; riuscirebbero però le pratiche ipnotiche anche su molti pretesi refrattari, se questi avessero la pazienza, o l’opportunità di sottoporsi a più sedute magnetiche.

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I processi o metodi per ipnotizzare variano all’infinito secondo i magnetizzatori, secondo le persone ipnotizzabili, secondo i fenomeni che si vogliono ottenere. I “passi magnetici” sono noti a tutti: consistono in ripetuti, leggeri e monotoni passaggi o contatti delle mani sul corpo del magnetizzando. Si può ottenere l’effetto anche con la fissazione dello sguardo, tanto se si fanno guardare gli occhi del magnetizzatore, quanto se si fa fissare un oggetto lucente qualsiasi, un bottone di vetro, un diamante, un orologio: io mi sono spesso servito, per esercizio, di un tappo ln vetro di bottiglia! Questa è appunto la grande scoperta del Braid, con cui sfumavano le ipotesi del fluido o della volontà, perché anche nell’assenza di un magnetizzatore, ognuno, che lo voglia, può ipnotizzarsi da sè (non dico affascinarsi, o rendersi sonnambulo), guardando fissamente in alto un oggetto posto a 10 o 12 centimetri dalla radice del naso (Giraud-Teulon). I monaci del monte Athos si ipnotizzano guardandosi intensamente l’ombelico!

Un rumore continuo ed uniforme, uno strisciamento e palpamento tepido e leggero, il suono d’un diapason, una voce noiosa, l’oscurità, la pressione degli occhi, la convergenza degli assi oculari, lo stiramento dei nervi, deboli correnti elettriche, l’azione d’una calamita, bastano pure talvolta alle scopo. Nelle persone più volte ipnotizzate un’impressione brusca, un colpo di tamburo, un comando ed un gesto imperioso, il battere delle mani, un grido nell’orecchio, una scossa repentina, una luce improvvisa, quella del magnesio per esempio, servono egualmente.

L’Ochorowicz ha inventato uno strumentino in ferro calamitato con cui, senza intervento di magnetizzatori, si può già stabilire se una persona è “sensibile” o no all’ipnotismo. In sostanza tutti i processi magnetici si riducono nell’eccitare e nello stancare i nervi della vista, dell’udito, del tatto, dei muscoli; a questa stanchezza sussegue un periodo d’esaurimento, durante il quale le persone predisposte cadono nell’ipnotismo o nella fascinazione. E che cosa fa il Donato, stirando prima fortemente i muscoli delle mani e delle braccia, poi fissando repentinamente il soggetto ad occhi spalancati, se non produrre una stanchezza, un esaurimento improvviso del sistema nervoso? È solo dopo aver stancati ed esauriti i suoi soggetti che egli ottiene i fenomeni più belli d’automatismo imitativo. Questo processo gli appartiene: egli lo ha inventato, e bisogna convenire che nessun altro ha dato o può dare risultati più belli. Nell’esperimento fatto su me stesso ho capita tutta la effifacia della “donatizzazione”, il cui precipuo carattere è la rapidità e l’energia con cui avviene una specie di urto (Donato m’ha detto “ébranlement”) del sistema nervoso. Quando un individuo è stato reso “sensibile”, non occorre più tale urto, ma bastano lo sguardo, poi il gesto e la voce del magnetizzatore (processi suggestivi). – Talvolta basta l’idea o l’auto-suggestione del sonno per cadere ipnotizzati. Qui l’immagine serve di stimolo, che eccita dapprima, poi esaurisce i centri cerebrali; ma sempre il processo fisio-psicologico è il medesimo.

Molti credono erroneamente che gli ipnotizzati dormirebbero in eterno se non intervenisse il magnetizzatore, ma ciò non è. Dopo un certo tempo il soggetto spontaneamente si risveglia, ma in generale, per accrescere l’intensità dei fenomeni e per educare i soggetti, i magnetizzatori li svegliano per riaddormentarli subito dopo appunto come fa il Donato, giacchè la sua fascinazione è come il primo stadio dell’ipnotismo, e gli conviene troncarlo di quando in quando per non far percorrere ai suoi soggetti tutte le fasi ulteriori fino al sonnambulismo. Del resto, egli vuole si chiami “fascinazione” tutto il complesso dei fenomeni prodotti col suo metodo, dai più leggeri ai più gravi; ma noi seguiteremo a vedervi una modalità peculiare del magnetismo, come lo è l’ipnotismo del Braid o il sonnambulismo chiaroveggente del Puységur.

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La fenomenologia del magnetismo ed ipnotismo varia immensamente secondo i metodi adoperati, secondo i soggetti, secondo le fasi di sonno più o meno completo cui il magnetizzatore vuole arrivare. Di guisa che non si può fare un quadro sistematico dei fenomeni ipnotici, ma questi variano quasi in ogni caso ed individuo. Tuttavia gli studi sulle isteriche dimostrarono che questi fenomeni si presentano, si succedono e si complicano con una certa regolarità, cosicché Charcot distingue tre stadi precipui dell’ipnotismo confermato o grande ipnotismo: il letargico, il catalettico e il sonnambulico. Ma nelle persone non isteriche questa successione di fasi, contraddistinte ciascuna da sintomi speciali, non è così netta; alcune più sensibili raggiungono senza ritardo l’ultimo stadio, il sonnambulico; altre si arrestano al primo. Variando poi i metodi si ottiene solo uno stadio iniziale, che sarebbe la fascinazione (o incantazione), mentre i tutti gli ipnotizzabili e in moltissime persone apparentemente refrattarie si producono appena i fenomeni prodromici. Dirò poi che si possono provocare fenomeni analoghi agli ipnotici anche nello stato di veglia, cioè fuori del sonno ipnotico completo. Molti degli affascinati di Donato si trovnao precisamente in questo stato: sono svegli, ma subiscono ugualmente l’influenza delle suggestioni del magnetizzatore. Il vero sonnambulismo si ottiene in pochissimi; io lo vidi solo due volte su venticinque.

(1. continua)

Tratto da Cesare Lombroso, “Il magnetismo animale e la fascinazione del Donato”, Gazzetta Letteraria Artistica e Scientifica, N. 18, Anno X, 1.5.1886, Roux e Favale, Torino.

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