Mariano TOMATIS

Farewell (30 of 30)

Nell’Ottocento i maghi facevano sparire conigli e colombe. Nel 1918 Harry Houdini mise in scena la sparizione di un elefante. Alla fine del Novecento David Copperfield fece sparire in successione una Ferrari (1980), un jet (1981) e infine la Statua della Libertà (1983). L’11 settembre 2001 segnò la fine di quel tipo di magia e del crescente gigantismo, innescando un ritorno verso forme di magia più intime e minimali, focalizzate più su storie e significati che su stimoli visivi sempre più grandi.
Questa esposizione mostra una straordinaria varietà di soluzioni ingegneristiche: chi vuole manomettere un libro ha molte frecce al proprio arco; più spesso quella che manca è una prospettiva. Il problema non è più “come” creare un libro deviante ma “perché”.
Il disincanto del nostro tempo impone di ripensare l’immaginario magico lungo nuove direzioni. Aprire nuove strade richiede l’energia visionaria stimolata dai dubbi espressi da Wu Ming: “Se ‘magico’ è ciò che si distingue dall’ordinario, si staglia dal fondale del quotidiano e produce meraviglia, come mai è tanto raro vedere la magia associata alla contestazione dell’esistente, al pensiero critico sul mondo, alle prassi che aboliscono lo stato delle cose presenti?”
Rifilando le pagine, integrandolo con pezzi di carta e metallo, frantumando il flusso della lettura, rimuovendo la rilegatura, facendone un cinema tascabile… Lungi dal distruggere un libro, ogni sabotaggio spalanca prospettive sorprendenti, celebrando simbolicamente la disobbedienza e il rifiuto dello status quo.
Universo tascabile le cui leggi possono essere sfidate per sprigionare potenzialità latenti, il libro è un laboratorio dove coltivare idee rivoluzionarie: la palestra perfetta dove coniugare stupore e sovversione; all’uscita della quale vedrei bene – scritto in alto – il programma di Sant’Agostino:

Liber Tibi Sit Orbis Terrarum
Che ora il tuo libro sia il Mondo.

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